Ginkgo: l’efficacia terapeutica dell’antica foglia dorata

“Fossile vivente”, la più antica Pianta Medicinale potente antiossidante, utile nella prevenzione e nella cura delle malattie del sistema circolatorio, neuroprotettivo sui disturbi cognitivo e sulla memoria. Le proprietà, gli usi e i benefici del Ginkgo biloba L.

di Francesco Marino

Ginkgo biloba L.

«La foglia di quest’albero, dall’oriente
affidato al mio giardino,
segreto senso fa assaporare
così come al sapiente piace fare…”


Gingo biloba di J. W. von GOETHE (1749-1832)

Ginkgo biloba L. è un albero dioico appartenente alla famiglia delle Ginkgoaceae.

Pianta ampiamente diffusa nel Mesozoico, viene ritenuta un “fossile vivente”. La sua comparsa sul Pianeta Terra si attesta a circa 270 milioni di anni fa e al giorno d’oggi rappresenta l’unica specie vivente del gruppo Ginkgophyta.
Superstite della flora preistorica, l’albero può raggiungere i 30÷40 m di altezza.

Organi distintivi che hanno reso celebre ed emblematica questa pianta sono le foglie. Dal lungo picciolo a base cuoriforme, si presentano con la lamina verde chiara dalla forma a ventaglio, percossa da nervature dicotomiche. Il margine delle foglie intero con l’apice irregolare e crenulato dove è riportata la caratteristica incisione che lo divide in due lobi. Le foglie dei macroblasti sono bilobate, mentre, quelle dei brachiblasti sono generalmente intere o con una piccola incisione.

Le foglie del Ginkgo biloba L. sono caduche, e in autunno si colorano del peculiare colore giallo dorato.
La droga della specie officinale è rappresentata dalle foglie.
La pianta originaria della Cina, venne introdotta in Europa nel XVIII secolo, dove ancora oggi, viene coltivata a scopo ornamentale in parchi, giardini e viale per la bellezza delle sue foglie. Il suo habitat è rappresentato da terreni sabbiosi a substrato siliceo e fresco dai 0 a 600 mt.

Considerata la più antica Pianta Medicinale è utilizzato da millenni nella medicina tradizionale cinese, per il trattamento delle turbe vascolari, in proctologia, nelle arteriopatie obliteranti degli arti inferiori, nella malattia di Rayanaud, nell’insufficenza circolatoria celebrale, in pazienti in degenza da ictus, negli acufeni, nelle sindromi vertiginose, nelle cafalee, nelle turbe psicocomportamentali, nell’asma, nel deterioramento mentale, nella prevenzione e nella cura dell’ateroscletosi, nell’ipertensione arteriosa.

Ginkgo biloba L. colorazione dorata delle foglie in Autunno.

Etimologia

Ginkgo: nome giapponese di questa pianta che a sua volta deriva dal cinese ‘yin’, argento, e ‘xing’, albicocca, in riferimento all’aspetto dei pseudofrutti.
In realtà il nome Ginkgo deriva probabilmente da un’erronea trascrizione del nome giapponese “ginkyō” questo termine fu utilizzato per la prima volta nel 1712 dal botanico tedesco Engelbert Käempfer. Linneo nel 1750, riportò l’errore in Matissa plantarum (1767).

biloba: dal latino ‘bilobus, -um, -a’, da ‘bis’, due volte, e ‘lobus’, lobo, in riferimento alla struttura delle foglie.

Proprietà

Vasoregolatore ad azione vasodilatatrice arteriosa e vasocostrittrice venosa, l’estratto delle foglie di Ginkgo biloba L. presenta proprietà antiossidanti, migliora l’irrorazione tissutale, la funzione cognitiva ed attiva il metabolismo cellulare.
I benefici e l’efficacia terapeutica di questa pianta, sono da attribuire al profilo metabolico costituito da molecole bioattive appartenente alla classe dei: flavonoidi ( isoginkgetina, quercetina, kaempferolo), lattoni sequiterpenici (bilobalide) e diterpeni (ginkgolidi A, B, C).

Il diterpene di Ginkgo, il ginkgolide B, un inibitore del PAF (fattore attivante delle piastrine) implicato nell’aggregazione piastrinica, conferisce agli estratti della pianta attività terapeutica nella cura di tromboformazioni, negli stadi iniziali dell’aterogenesi, nell’impermeabilità capillare e nella patogenesi dell’asma allergico.
I ginkgolidi
sono inoltre dotati di azione antiradicalica ed inibiscono la liberazione di cortisolo in risposta allo stress.
L’efficacia data dai diterpeni sommata a quella dei flavonoidi rafforza l’attività del Fitocomplesso e i numerosi benefici conferiti agli estratti di Ginkgo biloba L.

Ginkgo biloba L. migliora la funzione cognitiva è utile nel trattamento di un’ampia varietà di disturbi cognitivi: turbe della memoria, demenza vascolare, e demenza da Alzheimer. Gli estratti delle foglie di questa pianta hanno dimostrato benefici in alcune malattie psichiatriche, come depressione, disturbi del sonno da depressione e schizofrenia.

La provata efficacia nell’insufficienza venosa riconducibili alla diminuzione della permeabilità della parete dei capillari, fa di questa pianta un rimedio naturale nel trattamento della microangiopatia diabetica, arteriopatie ostruttive degli arti inferiori, varici, tromboflebiti, emorroidi.

Le proprietà antiossidanti dei terpenoidi e dei bioflavonoidi hanno dimostrato la capacità del Ginkgo di ridurre i danni ossidativi del miocardio conseguenti a fenomeni di ischemia e riperfusione. Questi composti ad azione scavenger afferiscono benefici nella prevenzione dei danni da stress ossidativo in chirurgia cardiovascolare.
L’efficacia e le proprietà nel trattamento delle iperlipidemie date dai flavonoidi contenuti negli estratti di Ginkgo biloba L. provocano una diminuzione dei livelli plasmatici di colesterolo, triglicerdidi e beta-lipoproteine.

Estratti della pianta sono utili anche nel trattamento delle sindromi allergiche, l’efficacia data dal fitocomplesso sarebbe in grado di inibire la liberazione di istamina in risposta a stimoli antigenici.

In Gemmoterapia, il macerato glicerico di Gingko biloba L. esplica un’azione coadiuvante sull’apparato vascolare, respiratorio e celebrale.

Dati gli effetti antiossidanti gli estratti di Gingko biloba L. trovano impiego in cosmesi nella terapia antiaging, nel miglioramento dell’idratazione cutanea, l’incremento dello spessore del derma.

Ginkgo biloba L. Foglie a forma di ventaglio

Formulazioni Erboristiche

I principali preparati erboristici derivati dalla specie Gingko biloba L. sono:

  • Decotto: (si utilizza il taglio tisana delle foglie);
  • Compresse (formulazioni erboristiche da estratto secco delle foglie);
  • Tintura madre (macerato idroalcolico delle radici fresche o delle foglie fresche);
  • Creme & Pomate (Estratto di Ginkgo e di più piante con Oli essenziali);
  • Gemmoderivato (macerato idroglicerico 1DH dei giovani getti);

Avvertenze e Controindicazioni

Si sconsiglia l’assunzione di estratti e formulazioni a base di Ginkgo biloba L. durante la terapia con farmaci anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici, aspirina e in prossimità di eventi chirurgici. Durante la gravidanza, l’allattamento e in minori al di sotto dei 12 anni si consiglia l’uso di preparati a base di Ginkgo biloba L. sotto stretto controllo medico.
Nella posologia si consiglia il range giornaliero di 120-240 mg al giorno.


Ginkgo tra storia e curiosità

Ginkgo biloba L. rappresenta una specie relitto dell’era mesozoica, comparsa ca 270 milioni di anni fa.

Le ricerche geobotaniche hanno dimostrato che ne vecchio continente il Ginkgo era presente quasi fino all’ultima era glaciale (15000 anni fa).

“Tsushima no oyagi” cioè l’albero veterano di Tsushima (isola del Giappone) si attribuisce la veneranda età di 1500 anni fa.

Con molta probabilità i primi esemplari di Ginkgo biloba L. giunsero in Europa, nella città di Utrecht bel 1730.

Fu Charles Darwin a definire “Fossile vivente” il Ginkgo biloba L.

Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un’erronea trascrizione del nome cinese della pianta “Yin-Kuo-Tsu”, altri autori lo fanno derivare dal nome giapponese “ginkyō” questo termine fu utilizzato per la prima volta nel 1712 dal botanico tedesco Engelbert Käempfer. Linneo nel 1750, riportò l’errore in Matissa plantarum (1767).

Nel XVIII secolo si cominciarono a piantare a scopo ornamentale i primi esemplari di Ginkgo biloba L. nei giardini e parchi europei.

I semi ritenuti responsabili di intossicazione alimentare e morte (soprattutto in Cina e Giappone), vengono consumati in Oriente previa fermentazione.

In Giappone e in Cina vi sono alberi che hanno superato i 4000 anni.

Nel 1750 un esemplare di Ginkgo biloba L. venne importato nell’Orto Botanico di Padova, rappresenta il primo esemplare introdotto in Italia.

Nel 1787 Giorgio Santi colloca nell’Orto Botanico di Pisa il primo esemplare di Ginkgo biloba L.

Salisburia adiantifolia Smith e Pterophyllus salisburiensis Nelson sono sinonimo di Ginkgo biloba L.

La produzione di organi produttivi nella specie non avviene prima dei 40 anni di vita.

Ginkgo biloba L. è pianta sacra ai buddisti per la sua longevità e spesso coltivata presso i templi.

Il termine giapponese “Hibakujumoku” (hibaku: bombardato e jumoku: albero) indica gli alberi esposti al bombardamento atomico delle città di Hiroshima e Nagasaki del 1945. Tra i Hibakujumoku sopravvissuti a quel tragico sono ancora in vita nella città di Hiroshima 6 esemplari di Ginkgo biloba L.

Ginkgo biloba L. Particolare morfologia foglia di un brachiblasto

Il fascino del foliage autunnale, l’eccezionale capacità di assorbire CO2 e la resistenza agli agenti inquinanti, insetti, funghi batteri fa del Ginkgo biloba L. una delle specie maggiormente utilizzate per piantumare le strade, i viali e i parchi.

Nella tradizione orientale Ginkgo biloba L. è simbolo della coincidenza tra gli opposti, e dell’immutabilità delle cose.

Nelle alberature stradale si prediligono le piante maschili, poiché i semi prodotti da quelle femminili emanano uno sgradevole odore di rancido.

Il Ginkgo biloba L. ha un’elevata resistenza sia alla siccità che al freddo fino ai -34°C.

La foglia di Ginkgo biloba L. è il simbolo della città di Tokio in Giappone.

La forma bilobata delle foglie, ossia suddivise in due lobi come il cervello, segue l’antica “Dottrina delle Signature”, in tempi lontani la specie viene utilizzata per proteggere il cervello e successivamente se ne scoprirono le reali attività.

Il nome popolare del Ginkgo annotato dal botanico tedesco Engelbert Käempfe è “icho” cioè l’albero a zampa d’anatra.

Nei paesi del Giappone l’albero è chiamato “orecchio di elefante”, in Germania “albero ventaglio”, nei paesi anglosassoni “albero capelvenere”.

Nel Settembre del 1815 Johann Wolfgang von Goethe dedico questa poesia d’amore all’amata Marianne von Willemer:

«La foglia di quest’albero, dall’oriente
affidato al mio giardino,
segreto senso fa assaporare
così come al sapiente piace fare.
È una sola cosa viva,
che in se stessa si è divisa?
O son due, che scelto hanno,
si conoscan come una?.
In risposta a tal domanda,
trovai forse il giusto senso.
Non avverti nei miei canti
ch’io son uno e doppio insieme?»

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Bibliografia

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